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Il nuovo film di Gianni Di Gregorio: Come ti muovi sbagli, un affresco di vita

Il più recente film di Gianni Di Gregorio, “Come ti muovi, sbagli”, non è solo un altro capitolo della sua filmografia, ma un’evoluzione della sua poetica, un’opera che amplifica e affina i temi a lui più cari.

Presentato con successo alle Giornate degli Autori di Venezia, il film conferma il suo stile inconfondibile: una commedia delicata e umana, capace di far riflettere con un sorriso.


La trama: la quiete prima della tempesta


Il protagonista, ancora una volta interpretato dallo stesso Di Gregorio, è un ex professore di mezza età che ha fatto della sua vita un santuario della serenità. Il suo motto è evitare qualsiasi complicazione, godendosi la pensione tra letture e sonnellini, circondato da una tranquillità quasi monacale. Ma questo equilibrio precario viene bruscamente interrotto. La figlia, in crisi matrimoniale, torna a casa con i due vivaci nipoti, e il caos irrompe nella sua vita. La casa si riempie di rumori, giocattoli e liti, costringendo il protagonista a uscire dalla sua “zona di comfort”.


Il significato: l’imperfezione come forma di felicità


Il titolo del film, ereditato da un detto del padre del regista, è la chiave per comprenderne la filosofia. “Come ti muovi, sbagli” non è un lamento rassegnato ma un’espressione di lucida e ironica consapevolezza. Di Gregorio dimostra che, per quanto si possa cercare di stare immobili per paura di fare errori, la vita ci obbligherà sempre a muoverci e ad affrontare le sue imprevedibili complicazioni.


Il film ci invita ad abbracciare questa imperfezione, a trovare un senso di felicità e umanità proprio nel disordine e negli imprevisti. L’amore, la famiglia e le piccole seccature quotidiane, che il protagonista cerca disperatamente di evitare, sono in realtà ciò che rende la sua vita degna di essere vissuta. L’umorismo nasce da questo scontro tra il desiderio di quiete e l’irrefrenabile vitalità del mondo.


L’evoluzione dello stile


Rispetto ai suoi film precedenti, come il celebre “Pranzo di Ferragosto”, “Come ti muovi, sbagli” è considerato da molti un’opera ancora più solida e matura di Di Gregorio, il quale non rinuncia alla leggerezza che lo contraddistingue. La regia è sempre pulita, quasi dimessa, ma estremamente efficace nel cogliere i dettagli e le sfumature dei personaggi. Il protagonista del film rappresenta un’evoluzione del personaggio-tipo di Di Gregorio: un uomo buono e gentile, ma che mostra in questo film una maggiore profondità, costretto a rimettersi in gioco come padre e nonno.


In definitiva, “Come ti muovi, sbagli” conferma il talento unico del regista nel raccontare l’umanità con grazia e onestà. È una piccola perla che ricorda allo spettatore una semplice verità: essere felici non vuol dire isolarsi o ricercare la perfezione ma accettare la fatica condivisa di stare insieme, anche e soprattutto quando questo significa sbagliare.


di Laura Scandellari

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